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KEROUAC, HOLMES E L'ETICHETTA BEAT



La prima apparizione del termine Beat è in La città e la metropoli di Kerouac.
Il 16 novembre 1952 appare sul Times il pezzo This Is The Beat Generation firmato da John Clellon Holmes. Durante la loro corrispondenza, anni prima (intorno al 1948), Jack Kerouac introduce a Holmes per la prima volta la definizione di Beat. Holmes attribuirà sempre la definizione a Kerouac, sebbene durante la vita i due mantengano un difficile rapporto.
“È una sorta di clandestinità... come se fossimo una generazione di clandestini.” scrive Jack in quella lettera. “Sai, quando hai una conoscenza interiore è inutile mostrarsi a quel livello, a livello 'pubblico' una condizione beat vera – intendo dire quando lo sei fino in fondo, con te stesso, perché tutti sappiamo a che punto stiamo – e una insofferenza verso tutte le forme e le convenzioni del mondo... è qualcosa del genere. Quindi credo che forse so può dire che siamo una generazione beat.”
Più tardi, nel 1954, Kerouac associa alla parola Beat un'implicazione spirituale legata al buddhismo: “beatifico” o “beatitudine”. Questa nuova visione ha a che vedere con la vanità degli umani desideri, la condivisione tramite la scrittura, lo scopo sulla Terra e la via per la redenzione spirituale. In seguito questa convinzione entrerà in crisi e Jack finisce con il rifiutare l'immagine distorta di se stesso e dei Beat, dopo che On The Road viene pubblicato e riscuote un successo planetario. Se definire Beat era difficile per chi aveva fatto nascere la leggenda stessa dei Beat, il resto del mondo poi ci riuscirà benissimo cominciando ad applicare etichette.

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