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KING: 22/11/63 (2011), C'È SEMPRE UNA PORTA DA VARCARE

https://www.amazon.it/22-11-63-Stephen-King/dp/8866215074/ref=as_sl_pc_tf_til?tag=malcolm07-21&linkCode=w00&linkId=8e9b5aa44bedf531abe53c6077a6708d&creativeASIN=8866215074

C’è una parte dello Stephen King cantastorie a cui piace indugiare con malinconia sui ricordi del passato, come facciamo tutti. Questi ricordi si riferiscono alle sue vecchie storie, le fondamenta del suo universo poetico. Allora cosa sceglierà, King, se il protagonista del suo nuovo romanzo ha bisogno di andare indietro nel tempo, agli anni della presidenza Kennedy? Facile: lo spedirà in uno dei luoghi che hanno significato di più – e che hanno più significato – del suo personale universo: Derry, la cittadina di IT, uno dei cardini della versione immaginaria del Maine partorita sulle sue pagine. Nel Maine, inevitabilmente, tutti i suoi personaggi vanno o tornano prima o poi.
Ma che ci fa Jake, il protagonista di 22/11/63, a Derry negli anni Sessanta? Beh, testa le potenzialità del viaggio nel tempo e la possibilità di alterare i fatti del passato. Perché Jake ha in mente di impedire l’omicidio di Kennedy.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, questo bel tentativo non è opera di complicate organizzazioni di temponauti, ma semplicemente di Jake, un insegnante come tanti, che si imbatte in una "porta sul tempo" nel retrobottega del suo bar preferito. Una cosa tira l'altra, così Jake e il proprietario del locale pianificano di cambiare la storia. Bum, detto, fatto.
Eh no, non proprio. È più complicato di quanto sembri. Come le migliori opere di King, 22/11/63 è prima di tutto la storia di una persona comune, dei pensieri che la assillano, delle cose che le mancano, delle responsabilità che sente di avere, del dovere a cui sente di essere chiamata, di ciò in cui crede e di ciò che è disposta a mettere in gioco, a fare, a sacrificare.

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La prima volta che viaggia nel tempo, Jake vuole provare la reale possibilità di modificare il corso degli eventi. A Derry cerca di impedire un omicidio vestendo i panni di una sorta di “angelo” disceso dal cielo. In quell'occasione incontra due ragazzini che gli parlano delle forze malvage che imperversano in città: sono Beverly e Richie, gli stessi che hanno già sconfitto IT una volta (e che da adulti - noi lo sappiamo anche se loro ancora no - si riuniranno per distruggerlo in modo definitivo). Jake attraversa quel luogo/tempo con la consapevolezza di essere diventato parte di un disegno più grande, un tutto di proporzioni mitiche.
Astuto, King, che gioca con la stessa sensazione che sa di stare provocando nel Fedele Lettore, il quale ricorda i bambini di IT come se fossero stati veri amici d’infanzia e ne conosce le sorti. Dopotutto IT è parafrasando Wu Ming 1 – “una monumentale opera sul passato che ritorna”. Non appare dunque fuori luogo ritrovarla qui in modo così esplicito. 22/11/63 di fatto è il passato che ritorna, dove passato è inteso come la Storia con la S maiuscola. Ritorna con un'ambiguità, o magari un'inevitabilità, su cui non abbiamo potere e che non ci è concesso giudicare: possiamo solo prendere atto delle conseguenze del fluire del tempo.
Jake inizia quindi a pianificare la sua missione: dovrà vivere alcuni anni nel passato per compiere l’azione che cambierà, nel bene o nel male, il corso della Storia. Si costruisce una vita nuova in un’epoca non sua, amando una donna che non era destinato a incontrare. In che modo potrà finire? In che modo l'equilibrio cosmico vorrà correggere questa anomalia? Arrivati suppergiù a pagina 700 siamo letteralmente diventati Jake: stiamo vivendo la sua storia personale, stiamo amando e odiando gli anni Cinquanta per le loro contraddizioni (ci sono i juke-box e la segregazione razziale: King non indugia in facili nostalgie e Jake non è Marty McFly che chiede una Fanta al bar). Le speculazioni sul  viaggio nel tempo sono soltanto un contorno che King non insaporisce: la portata principale è l'emozione, il sentimento che circonda la missione di Jake. Lo sguardo di King in 22/11/63 è paragonabile a quello dei migliori momenti di Cuori in Atlantide: soggettivo, intimo, concentrato sull'inner-space del protagonista. Solo nell'ultimo centinaio di pagine, quando la trama accelera, la questione temporale viene al dunque, e la concentrazione sulle conseguenze del gesto di Jake è massima. E qui King ci regala un finale davvero notevole, dolceamaro e simbolico come pochi

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La possibilità di modificare il corso degli eventi aveva già affascinato King in La zona morta (1979), che però sviluppa l'argomento dal punto di vista della religione e della predestinazione. Anche il ciclo della Torre nera, che bene o male unisce tutta l'opera kinghiana sotto un comune denominatore, ha a che fare con il concetto di tempo, di porte che consentono il passaggio ad altri tempi e mondi, aprendo possibilità infinite di interconnessioni e di reciproche influenze. Se per il lettore casuale 22/11/63 sarà un meraviglioso viaggio umano, per il Fedele Lettore è anche un superbo tassello del grande universo kinghiano.


Retrospettiva King:

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