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KEROUAC: VISIONI DI GERARD



"Ah, e i venti sono freddi e soffiano una polvere che così desolata neanche all’inferno saranno mai capaci d’inventare, qui nel nord della Terra, dove le pur calde speranze umane non riescono ad eliminare lo spiffero […]. Gerard e io ci raggomitoliamo nel letto caldo e pieno d’allegria del mattino, timorosi di uscirne – E’ come ricordare il tempo prima d’esser nati quando il destino era a portata di mano e il Karma di costrinse a uscire per iniziare la vicenda."
Jack Kerouac, Visioni di Gerard

Gerard è in Jack per tutta la sua vita. Mentore e guida spirituale, San Francesco idealizzato, il fratello morto a nove anni – quando Jack ne aveva la metà – rappresenta nella vita e nella letteratura di Kerouac tutto ciò che lui non è, che l’Uomo – in senso collettivo – non riesce a essere, a raggiungere. Nel suo cammino buddhista, Jack aspira ad arrivare al Santo Gerard, l’essere di luce.
È difficile descrivere il senso di enormità che fuoriesce dalle pagine di Visioni di Gerard. Il senso è forse l'elemento su cui il testo è interamente costruito: la sensibilità, le emozioni, il senso dell’essere, il senso della vita e della morte. Pertanto, “senso” nelle sue varie accezioni. Si può leggere questo libro come una parabola, ma non è sufficiente. Jack decide di fare i conti con il ricorrente pensiero di Gerard e la sua infanzia che ritorna, e getta fuori tutto nel modo che gli riesce meglio. Difficile trovare libri più veri di questo, partoriti come in sogno e che mantengono la consistenza di un sogno. Il pensiero ragionato, frutto di un senno-di-poi adulto, viene lasciato fuori, appena accennato nel sognante lirismo con cui Jack descrive spazi e tempi, luoghi e momenti.
Jack è un bambino, ha quattro anni, il suo nomignolo è Ti Jean, e le cose accadono passando davanti ai suoi occhi e imprimendovisi per sempre. Perché lui, essendo bambino, capisce ma non capisce fino in fondo (lo abbiamo vissuto tutti, nel bene o nel male). Del Jack adulto percepiamo ancora l'impossibilità di accettare la scomparsa del fratello. Avvertiamo il conflitto spirituale nel tentativo di unire il cattolicesimo da cui proviene con il buddhismo appena trovato. Ma non ci sono spiegazioni o digressioni: ci sono soltanto le immagini che scorrono e le parole che riecheggiano. Tutto è spettri: le persone, le stanze in cui si muovono, l'intera cittadina di Lowell.

La casa dei Kerouac a Lowell
A lettura finita, quello che resta è sicuramente una tristezza profonda. Non solo per la storia della morte di Gerard, ma anche e soprattutto per la condizione umana e mortale che Jack, come un apostolo, ci rivela (o ci ricorda).
È noto che Kerouac aveva una memoria incredibile e fotografica, grazie alla quale ha scritto tutto quel che ha scritto. Sosteneva di avere ricordi che risalivano al primo anno d’età, quando la tristezza e il caos del mondo gli si rivelano mentre sta guardando un grande armadio pieno zeppo di scarpe. Lo dice in questo libro e, che sia vero alla lettera o no, c’è comunque del vero: basta proseguire a leggere per rendersene conto. Visioni di Gerard si snoda attraverso pensieri e dialoghi di Jack, di Gerard, del padre e della madre, e anche attraverso il racconto di alcuni sogni.
Il romanzo, piuttosto breve, è scritto di getto in uno dei momenti in cui Jack si volta indietro al proprio passato. Nel gennaio 1956 Jack si trova, come ogni tanto, in North Carolina dalla sorella Caroline (“Nin” nel romanzo). Si immerge in questo nuovo libro, che ritiene sacro, riempiendo a matita dei quaderni per una decina di notti. Visioni di Gerard è concluso il 16 gennaio 1956. 
Jack ha già scritto Dottor Sax (1952), visionaria e combattuta opera fondamentale incentrata sull’infanzia, che tuttavia è antecedente alla svolta buddhista e pertanto non ne contiene gli elementi chiave. Differenza sostanziale con questo Visioni di Gerard, dove l'immersione nel proprio passato, nella fede e nelle proprie convinzioni, frutta a Jack a uno dei suoi testi migliori (e senza dubbio il più intimo).

Porgete orecchio, amigos, all’antico messaggio: non è quel che credete che sia, né quel che credete che non sia, ma una questione più antica, incomposta e chiara – Può essere che […] gli uomini si ritengano superiori ai maiali, e camminino fieri per le strade di campagna; […] che le zecche tra gli aghi di pino siano inferiori al cigno; ma che uno di questi e la pietra lo sappiano o no, è sempre la stessa verità: nessuno di loro nemmeno esiste, è solo un film nella mente, credetelo se volete e sarete salvi nella soluzione solubile della redenzione e a modo suo, a modo suo Gerard lo sapeva bene nel suo letto di morte.
Jack Kerouac, Visioni di Gerard




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