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GIORGIO GAMBINI - OUROBOROS


Dopo la mia recensione del suo primo lavoro (Il Ruggito del Maelstrom) ho avuto il piacere di incontrare e conoscere Giorgio Gambini, professore ed artista. Mi ha immediatamente omaggiato del suo secondo lavoro: si tratta di una cosa piccola, questa volta, un EP di quattro canzoni intitolato Ouroboros. Il librettino (estremamente curato come ogni cosa nei lavori di Giorgio) spiega che tre canzoni sono di vecchia data, di particolare valore personale per l'autore, e una è la composizione più recente. Il filo conduttore è ancora una volta una ricerca che ha le sue radici nella storia ma che diventa subito spirituale e quindi personale.


Direi che questo EP è un po' agli antipodi della colossale ricerca di Il Ruggito del Maelstrom, che si presentava come un cd bello colmo e un libro di 400 pagine. Qui Giorgio ha semplicemente unito le quattro canzoni in modo che il tutto si creasse da sé. Come guida, il simbolo del serpente che si morde la coda, cioè l'eterno ritorno delle cose (Ouroboros appunto). Da questo input spirituale, i testi sono intrisi di pensieri sull'amore e sulla vita svelando la semplicità genuina del loro autore. Niente pretese, quindi, e l'obiettivo si può dire centrato: Giorgio dà prova di buon gusto e occhio attento.
Le canzoni hanno circa lo stesso timbro di quelle del Maelstrom, tranne che per una maggior sensazione di "montaggio" di studio (una drum machine forse troppo evidente). Ribadendo ciò che scrissi nella precedente recensione, queste canzoni sembrano nascere con una natura ben distante dai manierismi musicali italiani, pop-rock, a cui la tv e la radio ci hanno abituato. Tuttavia arrangiamenti diversi, una certa "sporcizia" di fondo, le valorizzerebbero ancora di più, ma questo è solo il mio parere. Giorgio comunque è un esempio del fatto che la scena musicale più interessante, oggi, non è quella in vetrina nei negozi di dischi. Su un tema trito come l'amore, per esempio, si distingue chi lo affronta con una sensibilità del tutto personale e chi lo copre di cliché e pacchianerie. Giorgio appartiene alla prima categoria.

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