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NEIL YOUNG: LIVE AT THE CELLAR DOOR 1970



Trovarsi nelle mani un nuovo live d'archivio di Neil Young in periodo dicembrino è sempre un piacere. Un piacere sia perché penso "bene, un altro tassello degli Archivi è fuori, anche se non proprio quello che avrei voluto io", sia perché so già in partenza che la musica sarà incredibile, scalderà via il freddo dell'inverno e mi catapulterà in un'epoca perduta in cui è meraviglioso teletrasportarsi ogni tanto a cadenze regolari.
In Live at the Cellar Door, la chitarra di Neil ha una profondità persino inaspettata, persino superiore al Live at Massey Hall ascoltato qualche anno fa. "Bad Fog Of Loneliness" e il debutto dal vivo di "Old Man" (già questo un grande momento storico) rivelano una maggiore intimità rispetto al grande concerto di Toronto, grazie all'atmosfera più riservata del Cellar Door di Washington (sei set acustici tra il 30 novembre e il 2 dicembre 1970). O forse grazie a un sound stupefacente, registrato all'epoca da Henry Lewy e oggi missato dalla squadra di Young, che è incredibile a sentirsi quasi mezzo secolo dopo.
Semplicemente eccezionali sono le rese al pianoforte di "Expecting To Fly", "Flying On The Ground Is Wrong" (due brani di epoca Buffalo Springfield) e "Cinnamon Girl" (nel primo album dei Crazy Horse), mai sentite prima in questa veste. All'inizio di "Flying" c'è l'unico discorso di Neil al pubblico mantenuto nel cd: con la sua solita ironia, spiega che la canzone parla di droga e di come essa ti renda pazzesca la vita.
"See The Sky About To Rain" la avevamo già ascoltata alla Massey Hall ma qui c'è il suo esordio assoluto, dove Young procede un po' più veloce e incalzante. "After The Gold Rush", nata per il pianoforte, è molto simile alla versione incisa sull'omonimo album ma un'esecuzione live non era ancora apparsa tra gli Archives. Lo stesso vale per "Birds". Gli altri tre brani da Gold Rush, oltre a "I Am A Child" e "Down By The River", sono già noti e sentiti, ma pur sempre freschi come non mai.
Parliamo quindi di un grande disco live che si compone per metà di esecuzioni in qualche modo nuove. Sì, certo, volevamo tutti un live dal Time Fades Away Tour o gli inediti di metà anni 70, però Cellar Door occupa un posto di tutto rispetto sullo scaffale di Young.

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