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KEROUAC: UN MONDO BATTUTO DAL VENTO - I DIARI



Selezionati e raccolti dallo storico Douglas Brinkley, i diari che costituiscono questo volume coprono 7 anni, dal 1947 al 1954, e si focalizzano su due momenti cruciali nel cammino di Jack Kerouac come scrittore e (forse soprattutto) come uomo: la stesura di La città e la metropoli, il romanzo con cui nel 1950 diventerà un autore pubblicato, e quella di Sulla strada, l'opera che nel 1957 lo renderà un'icona americana e controculturale. Intervallate a queste due, ci sono anche menzioni del lavoro germinale che Jack svolge nello stesso periodo per Dottor Sax e Visioni di Cody.
Nella prima parte di Un mondo battuto dal vento si respira la motivazione che spinge il giovane Jack (poco più che 25enne) a voler ricalcare le orme dei suoi padri letterari, come Wolfe, Mann e Saroyan, nello scrivere un'opera impegnata, maestosa, formativa, densa di religiosità. Nella seconda parte assistiamo “in diretta” alla prorompente gestazione della sua opera più famosa, che alla leggenda della sua nascita istantanea contrappone invece la reale, lunga storia di riscritture, come abbiamo già visto parlando del rotolo originale di On The Road (pubblicato di recente).
Certo, la differenza tra i due periodi (e tra quelle che saranno le due opere pubblicate) è evidente: La città e la metropoli si fonda su una scrittura tradizionale, ricca, volutamente ricercata, mentre Sulla strada ha una forma spontanea e diretta sin dalla primissima versione del 1948, sulla quale Jack scrive: “questo è il modo di scrivere più autentico, no? Incontrollabile, spaventoso e terribile”. Ma il bello deve ancora venire: a partire dalla riscrittura del 1951 il romanzo si baserà completamente sulla celebre prosa spontanea, la nuova forma espressiva senza filtri, che si rifà al bop, di cui Jack ha la rivelazione tra il 1950 e il 1951 grazie alla corrispondenza con Neal Cassady (non a caso l'eroe di On The Road e Visions Of Cody).
I diari di Kerouac, oltre a permetterci alcuni interessanti scorci nella composizione di queste opere, ci consentono di scoprire anche la forma originale degli appunti di viaggio di Jack (gli stessi viaggi resi poi immortali nel romanzo). È un vero e proprio cammino che rivela anche un lato fortemente religioso. Sappiamo che Jack rimane molto legato al cristianesimo delle sue origini, e in questo momento (che precede la scoperta del buddhismo) il legame è ancora forte, soprattutto quando si riferisce al padre (morto nel 1946: è subito dopo la sua scomparsa che Jack si mette al lavoro “sul serio” su La città e la metropoli) e alla madre (con cui avrà sempre un rapporto turbolento di amore e incomprensione).
Ancora una volta ci troviamo tra le mani un volume prezioso per il lettore che vuole approfondire la vita e le motivazioni dell'uomo-scrittore, offrendo un punto di vista ancor più personale e nudo di quanto già non offra il romanzo-tipo kerouachiano. Il valore strettamente storico, poi, è innegabile: se Jack non avesse tenuto questi diari con maniacale costanza, non avrebbe poi dato vita a On The Road, né forse a nessun altra delle sue opere. Infatti, oltre a un'incredibile memoria fotografica (senz'altro uno dei talenti grazie a cui i suoi testi sono così ricchi, scritti anche a distanza di anni dagli eventi vissuti), Kerouac tiene diari e taccuini di ogni evento, pensiero o idea, e conserva il proprio archivio con estrema cura fino alla fine dei suoi giorni. Quanto sembra lontano, questo ritratto, con quello dell'hipster scapestrato capace solo di godere dell'attimo presente? L'ennesima contraddizione che segna l'immagine di Jack, provvedendo a definire l'autentica natura di questo grande scrittore.



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