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MARGARET ATWOOD: IL RACCONTO DELL'ANCELLA (DENUNCIA E DISTOPIA DEL XX SEC.)



“Vivevamo, come al solito, ignorando. Ignorare non è come non sapere, ti ci devi mettere di buona volontà. Nulla muta istantaneamente.”

In un futuro non lontano, il tasso di fertilità umana è in calo a causa di malattie e inquinamento. La società è organizzata da leader affamati di potere e divisa in nuove classi sociali, in cui le donne sono brutalmente soggiogate. Quelle fertili, ribattezzate Ancelle, sono assegnate alle famiglie elitarie dove subiscono stupri rituali da parte del proprio padrone con lo scopo di dargli dei figli.
Tornato in auge grazie alla recente serie tv, Il racconto dell'ancella è considerato un caposaldo della letteratura distopica (premio Clarke nel 1987 e altre candidature internazionali) da parte di un'autrice canadese che non ha nulla da spartire con la fantascienza, il genere a cui solitamente si accostano le storie distopiche (ovvero che raccontano mondi da incubo, estremizzando problematiche realmente esistenti nell'attualità). In questo senso Handmaid's Tale è un'opera che si pone al fianco di 1984 di Orwell, da cui è ispirata e di cui potrebbe rappresentare una versione speculare incentrata sulle donne. Lo scenario di una società totalitaria e osservatrice è immediatamente riconducibile a Orwell (come a tutta la narrativa distopica); ma c'è persino l'immagine dell'occhio che ricorre spesso, quindi il Grande Fratello è presente anche se sotto una forma e con scopi diversi. Handmaid si accosta anche a Il mondo nuovo di Huxley, per non iniziare poi a menzionare tutta la letteratura più marcatamente sci-fi, a partire dalle visioni del presente/futuro di Philip K. Dick (impossibile citare un singolo romanzo, nel suo caso).
Da una parte, il regime teocratico e la condizione di servile obbedienza e palese sfruttamento, anche a livello fisico, a cui la donna è costretta nel mondo immaginato dalla Atwood, rimandano a società e culture ancora esistenti, come quella islamica. Inoltre ci mettono in guardia dagli estremismi a cui si potrebbe arrivare se solo certi meccanismi totalitari prendessero piede, forti di promesse di ricostruzione e benessere dopo crisi e guerre internazionali.
Dall'altra, tuttavia, la Atwood scrive un romanzo che è figlio del XX secolo, utilizzando lo scenario classico nel quale l'esercizio del potere è esplicito, pubblico, così come è evidente il fatto che sia terribile perché mette a rischio vite umane (esattamente come in Orwell e Huxley). Scenario che oggi non è più così potente poiché è stato superato dalla realtà più subdola dei meccanismi di asservimento pacifico della nostra epoca, il terzo millennio, dove imperversano i social network e altre forme di controllo delle masse molto meno visibili, senza regimi o dittatori contro cui puntare il dito.


A mio avviso non è in questi termini che va letto il Racconto. In realtà, la Atwood si distanzia (consapevolmente o meno) dai predecessori già citati. Oggi, leggendo questo romanzo appare chiaro che il suo obiettivo e il suo valore non stanno nell’essere il ritratto di una dittatura, bensì il racconto intimo di una donna che viene strappata da una vita comune di stampo occidentale e gettata in una prigionia del corpo e della mente, peggiore di qualsiasi discriminazione, senza più alcun diritto umano. Gli occhi e la voce della protagonista senza nome filtrano ogni cosa che affronta e pensa, creando un racconto intimo basato sull'osservazione, spesso anche poetica, della sua vita presente, segnata dal costante alternarsi tra speranza (di una nascente ribellione) e disperazione.
La Atwood scrive Handmaid nella Berlino Ovest dei primi anni Ottanta, e questo è un aspetto che non si può ignorare. Sul libro grava il peso del lato peggiore del XX secolo (e dei secoli precedenti). A oggi l'opera è ancora affascinante e attuale proprio in virtù di essere non una visione profetica alla Dick/Ballard o tanto meno alla Black Mirror, ma una parabola che vuole parlarci della repressione e della privazione di diritti fondamentali, con particolare riferimento alla condizione della donna (oggi senz'altro migliorata in Occidente rispetto ai tempi, ma non dappertutto e non in tutte le circostanze).
Più in generale, ritrae una società che anziché avanzare (persino verso altri generi di distopie tecnologiche, come quelle del nostro presente) resta indietro, rimane vecchia e stagnante, anzi regredisce valicando il confine dell'inciviltà e di ideologie medievali. Perseguire lo scopo riproduttivo tramite il metodo delle Ancelle non è molto diverso da perseguire la purezza della razza tramite la soluzione finale. Oggi, prima di essere una speculazione o un avvertimento su tendenze estreme per il futuro, Handmaid's Tale è una denuncia aperta a ciò che è stata, e che ancora è, la nostra Storia, o almeno una parte di essa (la peggiore).

“Un tempo non mi interessavano quelle riviste. […] Eppure adesso lo ricordo. Contenevano delle promesse […], suggerivano un’infinita serie di possibilità che si moltiplicavano come le immagini riflesse in due file di specchi l’una di fronte all’altra, si ripetevano, uguali, fino al punto di fuga. Suggerivano un’avventura dopo l’altra, […] il modo di ringiovanire, di superare e dimenticare il dolore, di amare e farsi amare all’infinito. La loro vera promessa era l’immortalità. Questo teneva in mano il Comandante, senza saperlo.”




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