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KEROUAC: ANGELI DELLA DESOLAZIONE


Jack Kerouac parte il 18 giugno 1956 dal cottage di Gary Snyder in California per trascorrere l'estate sulle montagne delle Cascades come avvistatore di incendi. È probabilmente l'unico periodo della sua vita che trascorre in quella solitudine naturale che tanto ambisce, senza interruzioni. Le settimane passano monotone: Jack compone haiku e tiene un diario su cui annota ogni cosa, inclusi come sempre i sogni. Sulla base di questo diario trarrà poi il romanzo Angeli della desolazione (e l'ultima parte di I vagabondi del Dharma).
Conclusa questa esperienza, trascorre alcuni giorni a Seattle e poi a San Francisco per riprendere i contatti con Allen Ginsberg, Gregory Corso e Neal Cassady. Insieme a loro prosegue poi a Città del Messico, da William Burroughs, dove era stato anche l'anno prima. Ma nel 56 le cose non vanno così bene e qui, dopo aver completato il breve romanzo Tristessa, Jack inizia a lavorare ad Angeli della desolazione semplicemente trascrivendo i diari dell'estate e aggiungendo quanto avvenuto dopo a San Francisco. Questa è la genesi della prima metà del romanzo, di fatto diviso in due libri scritti e riferiti a momenti e contesti completamenti diversi.
Abbiamo lasciato Jack sul Desolation Peak alla fine di I vagabondi del Dharma, romanzo incentrato sulla contemplazione e la riflessione buddhista, filtro con cui Jack reinterpreta l'esperienza. Angeli, invece, narra l'esperienza in montagna nella sua forma più tradizionale, esprimendo il costante conflitto tra il desiderio di raggiungere un'armonia con la natura e quello di ritornare alle sfrenate notti cittadine. È la prima parte di Angeli il testo che Jack scrive subito al ritorno dall'esperienza, basandosi direttamente sui diari. Ma poi lo metterà da parte per alcuni anni, finché non avrà in mano la seconda parte del romanzo, che narra di anni successivi (scrivendo e pubblicando nel frattempo I vagabondi).
È notevole la differenza di stile e di ottica, nel narrare la stessa esperienza, tra I vagabondi e Angeli. Da un punto di vista critico è stato apprezzato maggiormente il secondo, in quanto più “autentico”, o forse solo più immediatamente riconoscibile come “romanzo scritto da Jack Kerouac”. In realtà sappiamo che sono autentici entrambi allo stesso modo, ciascuno portavoce del suo momento. Sebbene non sia ancora uno scrittore riconosciuto, Jack è più limpido e consapevole che mai della propria, incerta posizione di scrittore (la prima metà del romanzo risale appunto al 56, anno prima della pubblicazione di Sulla strada; I vagabondi invece è del periodo immediatamente successivo).

E adesso, dopo l'esperienza in cima alla montagna […] volevo un trasferimento di quella pace assoluta nel mondo della società ma restando anche segretamente avido di certi piaceri della società […] adesso sapevo che la mia vita era una ricerca di pace come artista, ma non solo come artista – Come uomo di contemplazioni piuttosto che di troppe azioni […] sognare per tutta la giornata di elaborare capitoli di fantasticherie dimenticate che anni dopo emergono in forma di racconto.
Jack Kerouac, Angeli della desolazione

Desolation Peak (California), oggi

Il secondo libro che compone Angeli della desolazione risale al luglio 1961, trascorso ancora a Città del Messico. Jack scrive, a matita e a lume di candela, degli eventi occorsi tra il 1957 e il 60: gli spostamenti tra il Messico, New York, Tangeri (dove Jack batterà a macchina per Burroughs il suo Pasto Nudo), il ritorno attraverso Parigi e Londra e di nuovo in America. Questa parte è una rielaborazione di appunti che in parte sono già stati sfruttati per Viaggiatore solitario (assemblato e pubblicato nel 1960); al momento della pubblicazione di Angeli la critica privilegia la prima parte e, nel complesso, l'intero romanzo viene ritenuto inferiore al più conciso e sincero Viaggiatore solitario. E in effetti un po' di pesantezza si avverte, se non altro per via della lunghezza di questa seconda metà. Anche tutti i temi affrontati qui, sono già stati trattati da Jack in momenti precedenti con risultati migliori, più freschi. Ma al posto di quella genuinità spudorata a cui ci ha abituato, trapela qui un velo di autocommiserazione dovuto alla rielaborazione di molto successiva rispetto ai fatti raccontati (il famoso “senno di poi” che non perdona).
Nel 1961, infatti, Kerouac è già entrato nella fase di declino artistico e personale. Un testo come Big Sur, scritto poco dopo, dimostra sì che ha ancora qualcosa da dire, e sa come dirlo, ma la sua creatività cala drasticamente, di pari passo con il peggiorare della crisi psico-fisica personale. Il titolo del secondo libro di Angeli è Passando attraverso, e si rifà a un passo del Sutra buddhista: Jack lo usa per giocare con il senso metafisico dei suoi viaggi reali. Ma nel 1961 il credo buddhista, per Jack, ha perso la sua forza (lo svela già in una lettera datata estate 1959) e in questi testi – specie in Big Sur – si evince più che altro l'ultimo tentativo di cercare delle risposte, di comprendere la propria condizione umana. Mentre in Big Sur si confronterà nuovamente con la natura, nella seconda parte di Angeli Jack dà fondo al tema che da sempre è parte centrale della sua scrittura, così come della sua vita: i viaggi, il nomadismo, i vizi, gli amici Beat, la madre e la famiglia. Sempre rispondendo all'unico, costante e imprescindibile bisogno: quello di scrivere della propria vita come a volerla esorcizzare.
In definitiva, Angeli della desolazione – forse già a partire dal titolo – è la controparte oscura, incerta, desolata appunto, di I vagabondi del Dharma. Curiosamente è stato scritto in due momenti lontani nel tempo (1956 e 1961), in mezzo ai quali (1957) si situa I vagabondi con il suo “rielaborato” ottimismo nirvanico. Dunque è un po' come l'ascesa, l'apice e il crollo di una civiltà. Nonostante l'indubbia bellezza della prima metà e diverse parti interessanti nella seconda – specie i ritratti del gruppo Beat – Angeli è un libro che può risultare difficile alla lettura, rischiando di essere giudicato prolisso e ridondante, se non lo si applica strettamente al contesto della vita/carriera dell'autore.

Ma ogni cosa deve essere evocata e ricordata, non esiste per conto suo, e questo perché la natura della mente è per natura libera dal sogno e libera da tutto.
Jack Kerouac, Angeli della desolazione

J. Kerouac, A. Ginsberg, P. Orlovsky, L. Orlovsky, G. Corso;
Messico, novembre 1956


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